Giù il sipario sull’ultima edizione dell’Hotelex di Shangai ed è già tempo di bilanci. Già, perchè questa è stata un’edizione speciale. Non tanto per lo scenario economico asiatico, da sempre influenzato dall’andamento dell’economia cinese, che per la prima volta si trova a fronteggiare la sfida dell’incertezza.

No, anche se importante non è questo il topic più rilevante dell’ultima messa in onda della Fiera di Shangai. Da anni partecipiamo come attori di questo evento unico, nella Perla d’Oriente. Conosciamo bene questa Fiera, i suoi protagonisti, la sua anima colorata.

Mai come quest’anno ci è sembrato avere a che fare con un settore dell’ospitalità cinese finalmente maturo, sensibile alle questioni e ai trend di consumo occidentali. Si cominciano a cogliere i segnali deboli di un cambiamento ormai alle porte, anche in un mercato che fino all’altro ieri sembrava contraddistinto da una domanda vigorosa, liquidità infinità, continua espansione. Sembra che anche la Cina si stia incamminando sulla strada di un rinnovamento dei modelli di consumo: maggiore attenzione alla qualità dei prodotti e dei servizi, consapevolezza crescente sui temi alimentari, cura del dettaglio. Ovviamente, per noi che amiamo le novità, questo cambiamento ci ha fatto più che felici.

Sono i piccoli segnali il termometro della trasformazione: per la prima volta gli operatori del settore hanno avuto i primi due giorni della manifestazione tutti per loro. Molti potranno pensare che impedire l’accesso a un’esibizione ai non addetti ai lavori possa essere un atto di prepotenza, ma non lo è. Una delle principali difficoltà negli anni scorsi è stata riuscire a comunicare, fare affari districandosi nel dedalo dell’affluenza tipica di ogni evento in Cina. Possiamo assicurare che non è una cosa semplice. Due giorni di calma e concentrazione sono serviti per conoscere, farci conoscere, rodare la nostra resistenza prima del rush finale: gli ultimi due giorni in cui si sono aperti i cancelli ai curiosi.

Anche all’Hotelex si conferma quello su cui abbiamo sempre puntato: la crescita del mondo del gelato artigianale. La dimostrazione, oltre che nel numero dei partecipanti e degli interessati, è nel più prosaico degli indicatori: la superficie calpestabile. Per la prima volta un intero padiglione della fiera è stato dedicato al gelato, in tutte le sue declinazioni, in tutti i suoi aspetti.
Orion era presente con 160 m.q. di stand: architettura, design e comunicazione in linea con la strada battuta al Sigep. Abbiamo voluto scommettere portando Jobs a Shangai. Temevamo che il prodotto potesse non essere compreso, che il mercato cinese non fosse abbastanza maturo per un prodotto così rivoluzionario. Ci siamo resi conto che nel villaggio globale non c’è spazio per l’evoluzionismo tecnologico: più viaggiamo più ci accorgiamo che non esiste uno spicchio di mondo che non sia affascinato dalla novità.

Il riscontro è stato migliore di quello che speravamo. Proprio come in Italia, il pubblico è stato entusiasta ed è sembrato afferrare immediatamente il senso e i vantaggi della nostra ultima creazione. Proprio come al Sigep e a Gelatissimo, molti visitatori si sono fermati incuriositi dall’oggetto. Non avevano mai visto nulla del genere. Non bisogna essere esperti del settore per comprendere la portata innovativa dell’ultimo nato in casa Orion.

Anche questa volta non siamo passati inosservati. Ecco le foto dell’evento.